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59° Soluzione definitiva per il rilancio di Porto Torres.

Sin qui si è parlato del passato e dell’attuale situazione, adesso spiegherò come sia possibile uscire dall’empasse e risolvere i nostri problemi economici, aggirando le normative che ci tagliano fuori da tutte le possibilità di sviluppo.

Preparare il contratto di concessione e sovranità, della durata di 100 anni, riferito al territorio da bonificare nel comune di Porto Torres, con uno stato extra-europeo.

Si concede la sovranità su delle aree pari almeno a 20 km quadrati, ricadenti nella zona industriale e nel territorio attiguo.

La durata e la forma del contratto, permette all’investitore straniero di programmare e ammortizzare l’iniziativa, specie se svincolata dalle normative della burocrazia italiana, oggi fra le più farraginose al mondo.

L’investitore, ha proprie spese, eseguirà la bonifica dell’area di Porto Torres; le autorità locali creeranno le infrastrutture necessarie per la migliore integrazione dell’iniziativa.

Per la prima volta nella sua storia la Sardegna, libera di effettuare un contratto con un paese straniero, agisce come soggetto autonomo e indipendente.

I vincoli del contratto per la sovranità prevedono pochi e semplici punti per l’investitore straniero:

a)     La cessione gratuita del 10 % delle volumetrie costruite (tali spazi verranno utilizzati per il controllo, per l’assistenza, servizi e gestione di attività commerciali all’interno della ZONA FRANCA).

b)     Una tassazione del solo 10 % sui proventi.

c)      L’acquisto di beni, prodotti e servizi, nella quota di almeno il 50 % da un consorzio di aziende sarde (a gestione mista e capeggiata dalla regione Sardegna, dove si prevede l’affiliazione delle sole aziende sarde).

d)     L’utilizzo del 50% di manodopera locale.

Con tale accordo, la Sardegna godrebbe subito di vantaggi reali e immediati.

I. La bonifica del territorio a costo 0.

II. Gestire il 10 % della struttura a costo 0.

III. Un’entrata sicura del 10 %.

IV. Soluzione ai problemi di occupazione del territorio.

V. Sviluppo economico grazie alla reciprocità.

L’altro punto del contratto, prevede la nascita della PRIMA colonia sarda in terra straniera, che potremmo chiamare “Nuova Turris Libissonis”.

Per la prima volta l’isola godrebbe di enorme notorietà e sovranità, mai avuta prima.

Grazie a questo accordo, la Sardegna disporrebbe di uno sbocco commerciale esclusivo, facendo conoscere nel mondo la propria identità e le proprie produzioni.

Ponte Romano

Dobbiamo tenere presente le prerogative della Sardegna:

I. Turismo.

II. Mondo agro-pastorale.

III. Settore alimentare.

IV. Settore estrattivo.

Il canale commerciale diretto consente lo sviluppo di prodotti dove siamo in grado di fornire eccellenze per l’export: latticini, frutta, verdura, insaccati, olio, vino, sughero, marmi e graniti e quanto di meglio siamo in grado di offrire.

Sviluppare l’artigianato e la piccola industria per la produzione di manifatture.

Tutto il territorio della Sardegna, godrebbe di vantaggi e verrebbe utilizzato per quello che la natura e il buon Dio ci ha donato.

Per una piccola realtà come la Sardegna, il partner giusto è un gigante asiatico, che dispone delle capacità finanziarie, delle motivazioni e non entrerebbe in concorrenza con noi in settori di nicchia.

Immaginiamo di proporre l’affare ai RUSSI (o cinesi, oppure indiani), con le loro immense risorse e l’interesse di entrare in commercio diretto con l’Europa, si produrrebbe un enorme impulso nella nostra economia.

Garantendo un accesso al porto, un rapporto privilegiato e un’esenzione per 100 anni, potrebbe nascere in Sardegna il più importante centro turistico del Mediterraneo, dove, non solo Porto Torres avrebbe vantaggi, ma anche Alghero, come città storica e per il suo aeroporto, e Sassari, con il suo enorme territorio, ridarebbe slancio alla propria agricoltura e industria per servire la nuova realtà.

Non solo, il porto della città di Porto Torres, potrebbe diventare il terminal esclusivo per il nostro PARTNER, per la circolazione delle proprie merci in Europa.

Partiamo dalla considerazione che la normativa europea non consente esenzioni speciali agli stati appartenenti; quella nazionale vieta l’avvio di alcune attività, dove occorre uno specifico nulla osta.

Concedendo la sovranità a un paese extraeuropeo, su un piccolo territorio, possiamo aggirare tali norme, troppo limitative per la Sardegna.

Su un’area così piccola, di poche decine di km quadrati, non esiste nulla di legale che riesca a creare più profitto di un grande Casinò; annessi alberghi, bagni termali, parchi a tema, giardini, teatri, musei e stadi per lo sport.

Per capire le dimensioni economiche dell’affare, si deve sapere che iniziative di questo tipo comportano l’investimento minimo di 700 – 900 milioni di euro, sino a diversi miliardi.

In Spagna sta nascendo il Casinò più grande d’Europa, per un valore di 17 miliardi di euro; dispone di 32 casinò, 70 hotel, 232 ristoranti, 500 attività commerciali, un ippodromo, un campo da golf, parchi divertimenti e musei, su un’area di 20 km quadrati.

I lavori dovrebbero terminare nel 2015, con 65.000 dipendenti previsti.

Questi semplici dati parlano da soli sulle possibilità di uno sviluppo sul nostro territorio e grazie alla stagione lunga, si avrebbe una crescita impressionante sia nel turismo, nelle produzioni e nei servizi collegati.

Gli incassi previsti sono per diversi miliardi di euro, la quota diretta di ricavo potrebbe arrivare ad alcune centinaia di milioni di euro annui, una cifra ragguardevole che consentirebbe al territorio di progettare il proprio futuro.

Un fiume di denaro così renderebbe necessaria un’attenta suddivisione dei ricavi, in maniera da rendere permanente lo sviluppo economico e sociale in Sardegna.

Le quote di spettanza a ciascun soggetto sardo potrebbero essere le seguenti:

  • 20% alla regione Sardegna.
  • 20% per lo sviluppo Portuale.
  • 20% per lo sviluppo Aeroportuale.
  • 20% per lo sviluppo dei collegamenti stradali e ferroviari.
  • 20% per lo sviluppo delle produzioni locali.

Tutte queste attività collegate necessitano di materiali, servizi e manodopera sufficiente a far girare il volano economico della Sardegna.

Inoltre, grazie all’interscambio, il processo di modernizzazione e autosufficienza economica, diverrebbe una realtà.

Nel giro di pochi anni, la Sardegna si avvicinerebbe al benessere del nord d’Italia e cesserebbe l’emorragia occupazionale del territorio.

Il miglioramento delle condizioni economiche, consentirebbe l’arrivo di nuovi cittadini, indispensabili per lo sviluppo e per far diventare la Sardegna, un’isola felice.

Con tali presupposti, il futuro dei nostri figli appare più sereno e sicuro. 

 

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58° Il partner e i possibili sviluppi. (13-03-2011)

Immaginiamo di proporre l’affare ai russi (o cinesi, oppure indiani), con le loro immense risorse e la voglia di espandersi, si produrrebbe un impulso enorme anche alla nostra economia.

Garantendo un accesso al porto, rapporti privilegiati e un’esenzione per 100 anni, potrebbe nascere in Sardegna il più importante centro turistico del Mediterraneo, dove, non solo Porto Torres avrebbe vantaggi, ma anche Alghero, sia come città storica che per l’aeroporto, e Sassari, con il suo enorme territorio, ridarebbe slancio all’agricoltura e all’industria per servire la nuova realtà.

Per valutare le dimensioni economiche di cui noi stiamo parlando, basti sapere che in giro per il mondo, questo tipo di iniziative comporta l’investimento minimo di 700 – 900 milioni di euro, sino a diversi miliardi.

In Spagna sta nascendo il Casinò più grande d’Europa, per un valore di 17 miliardi di euro; dispone di 32 casinò, 70 hotel, 232 ristoranti, 500 attività commerciali, un ippodromo, un campo da golf, parchi divertimenti e musei, su un’area di 20 km quadrati.

I lavori dovrebbero terminare nel 2015, con 65.000 dipendenti previsti.

Questi semplici dati, non vanno neanche commentati, parlano da soli sulle possibilità di sviluppo di un territorio.

Da sempre, la storia ci racconta della creazione di luoghi per lo svago; i romani erano famosi per le loro arene, con il passare dei secoli non è diminuita la voglia del divertimento.

Durante lo sviluppo degli Stati Uniti d’America, per prima cosa si creavano luoghi di svago dove spendere il denaro, nel Far West e persino in Alaska, con la corsa all’oro, le sale da gioco seguivano il flusso del denaro.

Il progetto prevede di realizzare non solo casinò ma alberghi, teatri, piscine, centri termali e ippici, stadi per lo sport, campi da golf, parchi a tema, teatri e musei.

 

57° Tipo di accordo per l’interscambio.

Dare in concessione parte di un territorio per un lungo numero di anni (100 anni), permetterebbe all’investitore di impegnarsi e ammortizzare l’iniziativa serenamente, specie se svincolata dalla normativa della burocrazia italiana, oggi fra le più farraginose al mondo.

Con la concessione dell’intero territorio da bonificare a proprie spese, la regione concede altri territori attigui per integrare al meglio l’iniziativa.

La concessione deve prevedere una durata contrattuale di 100 anni, così da consentire un’adeguata programmazione.

L’investitore concede al proprio interno della concessione, il 10% della volumetria, come area per: il controllo, la vendita e per servizi di vario tipo, curati dalla Sardegna.

L’investitore deve corrispondere il solo 10% delle proprie entrate, si impegna a utilizzare almeno il 50% di risorse del territorio circostante, sia sotto forma di prodotti, servizi e manodopera.

Allo stesso tempo, l’accordo deve prevedere la nascita, presso la nazione investitrice, di un avamposto della regione Sardegna, per il commercio e per l’integrazione sociale.

In tal modo, anche la Sardegna godrebbe di uno sbocco commerciale esclusivo estero, garantendosi uno sviluppo economico efficace.

L’interscambio prevede il pagamento delle merci con prodotti locali.

Con un accordo di questo tipo, tra un grande produttore e una piccola realtà come la Sardegna, è quest’ultima che gode dei maggiori benefici.

Un gigante, come ad esempio la Russia, può assorbire la piccola produzione Sarda senza nessun problema.

All’interno della concessione, l’investitore applicherà proprie normative.

Cosa realizzare?

Su un’area così piccola, di poche decine di km quadrati, non esiste nulla di legale che riesce a creare più profitto di un grande Casinò, con alberghi, bagni termali, parchi a tema, giardini e turismo nautico.

 

56° Proposta di interscambio coloniale.

Sin dall’antichità e specie durante il medioevo con le repubbliche marinare, lo sviluppo economico era legato alla creazione di colonie in territori stranieri, dove entrambi traevano vantaggio dalla collaborazione.

Ricordiamo la colonia di Pera, vicino a Costantinopoli, anche dopo la caduta di Costantinopoli, a causa dell’assedio degli ottomani, i genovesi non persero i loro diritti, perché i rapporti commerciali erano fondamentali per il nuovo impero dei Turchi.

La proposta prevede di concedere la sovranità su una piccola porzione di territorio a un grande investitore straniero, altresì lo straniero concederebbe la sovranità su un piccolo territorio nella propria nazione.

Con l’interscambio, la Sardegna godrebbe di immensi vantaggi: da un lato arriverebbero enormi flussi di denaro da investire in Sardegna, dall’altro, con l’apertura del canale preferenziale, la Sardegna metterebbe la parola fine ai problemi di esportazione.

 

55° Capacità economica, vincoli e possibilità reali per il territorio di Porto Torres.

Facciamo una considerazione: la Sardegna dispone di poche risorse economiche per affrontare un’impresa di tale portata.

Si deve invertire la tendenza di pagare chi investe in Sardegna; oggi si devono concedere importanti agevolazioni per coloro che investono i loro soldi nel nostro territorio.

La comunità europea non permetterebbe ne aiuti di stato né agevolazioni diverse dalle attuali, allora cosa fare?

Se da un lato non è possibile concedere agevolazioni speciali agli investitori, in quanto territorio europeo, allora è necessario concedere a uno stato extra europeo una porzione del nostro territorio per consentire il nostro decollo economico.

 

 

54° Progetto di rilancio economico di Porto Torres, Alghero e Sassari.

Il rilancio economico stabile di un territorio, parte con la produzione di beni e di servizi redditizi.

Inoltre, lo sviluppo territoriale deve tenere conto anche dei vicini confinanti.

Si deve progettare un quadro di insieme, il più dettagliato possibile, per meglio strutturare l’iniziativa.

Oltre al territorio dove impiantare l’iniziativa, occorre valutare le infrastrutture presenti nei dintorni, come: strade, porti, aeroporti e aziende fornitrici di prodotti e servizi per il funzionamento del processo produttivo e di sviluppo.

E’ fondamentale avere un progetto comune e il più possibile condiviso.

Facciamo una valutazione oggettiva: il triangolo tra Porto Torres, Alghero e Sassari, conta una superficie di circa 1.000 km quadrati e una popolazione vicina alle 200.000 unità, la presenza del più grande porto commerciale della Sardegna, Porto Torres, dell’aeroporto con la pista di atterraggio più lunga, Alghero, e per finire il più vasto territorio ricadente su un unico comune, Sassari, consente di partire con ottime basi per la programmazione del futuro.

In questo caso è auspicabile un progetto comune, volto all’integrazione delle risorse, ognuno trae vantaggi dal vicino, creando quel volano indispensabile per il rilancio dell’intero territorio.

 

 

53° La bonifica a Porto Torres e le conseguenze.

Porto Torres, in un’ottica futura non può pensare alla bonifica, come soluzione unica ai propri problemi.

Qualcuno spera di far diventare la bonifica di Porto Torres come l’immondizia per Napoli: un problema endemico, una fonte continua di denari nel tempo.

Più spreco, più tempo, più denaro, con il risultato di allontanare la vera ripresa.

Le sole aziende esterne, in grado di aggiudicarsi un appalto del genere, avrebbero dei profitti milionari, lasciando le briciole alle aziende locali.

Per bonificare il territorio non occorre un numero elevato di persone, ma soli mezzi meccanici e sistemi di smaltimento e recupero.

Sperare di creare grande occupazione con la bonifica è una vera chimera.

Quanto accaduto a La Maddalena, deve essere un monito per tutti; fiumi di denaro per accontentare aziende amiche e quasi nulla al territorio e ai lavoratori.

 

 

52° Condizioni del territorio nella zona industriale di Porto Torres.

Un altro aspetto da non sottovalutare è in quali condizioni è stato lasciato, la zona industriale di Porto Torres, oltre a capannoni e infrastrutture decadenti, presenta un sottosuolo inquinato da varie sostanze tossiche.

Oggi la presenza di veleni nella zona industriale è conclamata, ieri tutti ne erano al corrente, ma nessuno ne parlava perché c’era il lavoro, adesso che è finito il denaro è diventato di dominio pubblico.

Si parla di una bonifica del territorio, certamente necessaria, ma allo stesso tempo si deve mettere molta attenzione, dietro di essa si nascondono tantissime insidie.

False aspettative creeranno alla comunità nuovi dispiaceri.

 

 

51° Vincoli burocratici per il rilancio di Porto Torres.

La normativa europea sugli aiuti di stato, i costi contributivi per la manodopera e la burocrazia, impedisce qualsiasi speranza di rilancio.

Siamo prigionieri di norme e del mercato globale, il polo industriale di Porto Torres non ha la possibilità di tornare ai fasti del passato, si devono trovare alternative.

Chi ha la capacità finanziaria, non rischia il proprio denaro in queste condizioni.

Il lavoro deve creare profitti all’azienda che investe e deve crescere.

Il profitto da stabilità economica al lavoratore, consentendogli di programmare il proprio futuro.

Il lavoratore rimette in circolo parte del denaro per migliorare le proprie condizioni economiche e sociali.

Le attuali condizioni economiche vanificano qualsiasi alternativa, in quanto non c’è più interesse a spendere denaro privato in un territorio oramai compromesso.

La normativa italiana ed europea priva la Sardegna di qualsiasi possibilità di rilancio.

E’ indispensabile creare un territorio, ove sia possibile uscire dalle attuali normative.

 

 

50° Tra passato e presente, la situazione di Porto Torres.

Sono passate alcune decine di anni da quando la città di Porto Torres è stata scelta dai politici per avviare un’improbabile attività industriale, in quanto non integrata con il sistema economico e assistito di continuo pur di mantenere il livello occupazionale.

Le carenze strutturali, come: i trasporti, il costo della manodopera (abbinato a una bassa produttività) e il costo dell’energia (il più alto in Europa), ha innescato l’inevitabile declino industriale.

Si è cercato per diversi anni di trovare alternative, ma la forma di assistenza ha drogato sia le aziende che i lavoratori, creando precarietà.

Le aziende, nate per lo più per intascare i finanziamenti disponibili, non creavano mai reddito vero.

Da anni oramai, il business era aprire un’attività, non mandarla avanti.

Da quando si è chiuso il rubinetto dei finanziamenti, si sono fermate quasi tutte le aziende e il sistema ha mostrato chiaramente tutti i suoi limiti strutturali.

Specie ora, con la globalizzazione dei mercati, la crisi si presenta nel suo aspetto più cupo, la cassa integrazione e la chiusura degli stabilimenti.

 

 

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