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(81) Le Zone Franche nel resto del mondo.


Dopo uno studio effettuato sulle Zone Franche in giro per il mondo, è saltato subito all’occhio il dato degli Stati Uniti, dove, dal 1934 a oggi, sono state create 233 Zone Franche (FTZ) e ben 423 Sub Zone (SZ).

Il dato deve far riflettere, infatti, le Zone Franche sono nate per sostenere gli Stati Uniti durante il periodo della grande crisi del commercio internazionale, e dalla preoccupazione che l’URSS – in cui la recessione mondiale aveva avuto scarse ripercussioni – potesse accaparrarsi importanti quote di mercato mondiale, sia nel settore delle materie prime che in quello dei beni manifatturieri.

Così, le Zone Franche (FTZ) avrebbero permesso alle società americane di mantenere gli approvvigionamenti di materie prime e di continuare a essere competitive nei mercati esteri.

Altro dato importante è la nascita nel 1950 delle Sub Zone (SZ), aree esterne che fungevano da magazzini e centri logistici, per le imprese insediate nelle così dette Zone Franche (FTZ); se nel 1975 erano solo 21, nei dieci anni successivi, il “Board” accolse 101 richieste.

Altra considerazione è che il 25% delle Sub Zone (SZ), è destinato al settore dei veicoli da trasporto merci e passeggeri, il 15% di imprese petrolifere, dal 10% di quelle del settore elettronico e informatico e dal 10% di quello farmaceutico.

Il dato che deve far riflettere sono le importazioni di materie prime e semilavorati, pari al 22% del valore complessivo generato, mentre le esportazioni fuori dagli USA superano di poco il 20%; in sostanza le FTZ e sopratutto le SZ, lavorano per favorire il mercato interno.

Tutte le più grandi case: automobilistiche, elettroniche, informatiche e medicali del mondo, si sono insediate in zone franche, e la cifra di cinquecento dollari di risparmio, per singola auto, nel 1990, deve far riflettere.

Il Messico è un altro paese che ha visto un impressionante sviluppo nelle Zone Franche, sia nelle 107 principali, che nelle 3.700 secondarie, nate per assemblare i manufatti industriali, che hanno assorbito al loro interno oltre 1.200.000 dipendenti.

Lo sviluppo delle zone franche è avvenuto in tutti i continenti, che hanno contribuito a sviluppare l’economia e ad attrarre capitali esteri.

Un discorso a se merita la Cina, infatti, pur essendo entrata tardi nel mercato globale, il boom di Zone Franche negli anni novanta, ha attirato il 70% del capitale estero che ha creato il 60% del PIL cinese.

Le Zone Franche cinesi hanno dimensioni variabili, dalle poche decine di kmq, alle centinaia, sino a raggiungere l’incredibile cifra di 34.000 kmq dell’intera isola di Hainan, grande come la Sardegna e la Corsica messe assieme, e diventata la principale Zona Franca di tutta la Cina.

Tutti i nostri vicini extra EU, hanno creato un reticolo di Zone Franche, specie nell’Europa dell’Est e in Turchia, che hanno attirato ingenti investimenti esteri e generato flussi enormi di denaro.

La domanda sorge spontanea: perché mai, vista la penosa situazione economica e sociale, l’assenza di una vera continuità territoriale e la ratifica inserita nello Statuto della Regione Sardegna, non sia possibile creare delle Zone Franche nella nostra isola?

 
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Pubblicato da su 17 giugno 2012 in Uncategorized

 

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