La notizia della morte di Nelson Mandela ha fatto ricordare ai tanti distratti che – fino al 1993 – nel Sudafrica vigeva l’Apartheid: la segregazione razziale dei neri d’Africa.
La storia di Mandela di esemplare importanza per tutti i popoli, specie quelli costretti a vivere in condizioni di sudditanza, deve rappresentare l’emblema della lotta alle ingiustizie.
Infatti, a differenza di altri, Nelson Mandela è riuscito a sconfiggere l’odiosa Apartheid principalmente con il dialogo con l’oppressore e con metodi democratici.
Infatti, rispetto ad altre rivoluzioni culturali, la fine dell’Apartheid non ha messo in moto quel sistema giustizialista tipico di chi vuole vendicarsi, contraccambiando il carnefice con punizioni esemplari, volte a disonorarlo prima e a cancellarlo dalla storia poi.
Proprio per questo Nelson Mandela deve diventare il PADRE spirituale di tutti i popoli sottomessi, quale guida programmatica, per copiarne l’approccio pragmatico e soprattutto umano.
Anche l’indipendentismo deve guardare con attenzione al pensiero di Nelson Mandela, visto che molti, forse troppi, stanno facendo trapelare invidia verso le altre coalizioni identitarie in via di formazione, e una fortissima acredine verso chi si è macchiato di aver militato in partiti italiani.
Sarebbe un disastro per l’indipendentismo commettere l’errore che altri fecero in passato, impantanandosi in facili pregiudizi, con l’orgoglio di essere gli unici a poter determinare le sorti del popolo sardo.
Siamo in un momento storico e visto che il mondo della partitocrazia italiana è nel pieno CAOS, se solo il mondo identitario la smettesse di combattersi al suo interno e aprire un dialogo anche con chi ha deciso di abiurare la causa italiana: si raccoglierebbe il risultato di GOVERNARE LA SARDEGNA tra sardi che lottano per la stessa terra e si riconoscono in essa.
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