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97° – L’incredibile caso della Banca di Cagliari: – Una nuova MASADA di stampo sardo? – (autore Pietro Murru)

10 Feb

Chiarimenti su art. del 19/01/2012 relativo alla vicenda Banca di Cagliari.

Cara Franziska, Ti ringrazio per avermi richiesto delle delucidazioni in merito al contenuto di un’articolo pubblicato dal quotidiano U.S. il 19/01/2012.

La vicenda della Banca di Cagliari e del travagliato rapporto con la Banca d’Italia possiamo affermare che inizia nell’Aprile dell’anno 2002 quando, nello stupore generale, 850 soci raccolgono e conferiscono il capitale per dare avvio all’attività bancaria e costituiscono con atto notarile la Banca che, senza giustificato motivo viene autorizzata all’attività dalla Banca d’Italia, con notevole ritardo, solo nel Maggio dell’anno 2004.

Nonostante i boicottaggi vari costituiti da ispezioni periodiche di Ufficio Italiano cambi, dell’Ispettorato del lavoro, della guardia di finanza ed infine della stessa Banca d’Italia, già nei primi due anni di attività, sempre nello stupore generale, la Banca di Cagliari esplode nella sua attività, ammortizza i costi di  avviamento ed infine consegue utili copiosi che gli consentono di aprire diversi sportelli a Cagliari e nella zona limitrofa.

soci banca d'Italia

Questa attività e le prospettive di ulteriori successi indispettiscono le grandi Banche presenti nella piazza di Cagliari e la Banca d’Italia, in evidente conflitto di interessi essendo su poteri conferitigli dallo Stato Italiano,  l’Istituto che vigila sull’attività bancaria in Italia essendo una S.p.A. di proprietà delle grandi Banche!!!, mette in atto tutta una serie di azioni per mettere in cattiva luce l’operato sia del consiglio di amministrazione, che del collegio sindacale della Banca di Cagliari.

A partire dal Giugno 2009, la vicenda subisce un’accelerazione giacché il dr. Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia, in una nota chiede di operare un sostanziale ricambio degli amministratori della Banca di Cagliari, quale condizione indispensabile per la prosecuzione dell’attività bancaria.

Il consiglio di amministrazione ed il collegio sindacale rassegnano prontamente le proprie dimissioni e viene convocata un’assemblea dei soci per il rinnovo degli organi sociali.

Nei primi giorni di Settembre del 2009 si recò a Cagliari un alto dirigente della Banca d’Italia, un certo dr. Trifillidis che espose le conseguenze alle quali saremo andati incontro se non avessimo corrisposto puntualmente alle richieste del dr. Saccomanni quali, forti multe agli amministratori ed ai componenti il collegio sindacale e successivo commissariamento della Banca.

Nel contempo, a partire dall’avvio dell’attività la Banca è cresciuta in tutte le sue componenti, compresa la base sociale che ormai contava ben 1.350 soci che si riunivano nel Settembre del 2009, prendevano visione degli scritti della Banca d’Italia, venivano messi a conoscenza della situazione aziendale da parte del sottoscritto in qualità di Presidente e da parte del collegio sindacale e, dopo aver constatato che la Banca era ben amministrata e godeva di ottima salute, provvedeva a rinnovare il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale, confermando il sottoscritto in qualità di Presidente. Quattro componenti il vecchio c.d.a., che nel contempo avevano preso posizioni contro la gestione della Banca, aderendo a sollecitazioni da parte del direttore della Banca d’Italia di Cagliari, venivano estromessi ed isolati non riuscendo a raccogliere neppure le 80 firme da parte dei soci, necessarie alla presentazione della lista.

Le conseguenze alle quali gli amministratori ed i sindaci della Banca di Cagliari sarebbero andati incontro erano quindi note ed il nostro torto, se così lo vogliamo definire…, è di aver rispettato la legge e la volontà dei soci che ci hanno chiesto di permanere nei nostri incarichi.

Le multe da parte della Banca d’Italia arrivarono e così pure una nuova ispezione nel Febbraio 2010 da parte della Banca d’Italia che verificò ogni operazione, ma, nonostante le rettifiche e le decurtazioni subite dal conto economico, l’assemblea dei soci della Banca di Cagliari approvò il bilancio dell’anno 2009, nell’Aprile dell’anno 2010, e fu il miglior Bilancio dall’anno della sua costituzione che la ponevano, nella graduatoria dei principali indicatori sintetici, tra le prime 150 Banche in Italia su un totale di circa 800 Banche operative.

Ciò nonostante, nel Giugno dell’anno 2010, mentre mi trovavo fuori Cagliari per un periodo di vacanze, annunciati già nel Settembre del 2009 dal Dr. Trifillidis, arrivarono puntuali i commissari della Banca d’Italia ed i componenti del comitato di sorveglianza, ben 7 individui che si sono instaurati nella gestione della Banca per ben un anno e mezzo, incidendo sul conto economico della Banca di Cagliari per una cifra che si aggira intorno ad 1,5 mil. di Euro, giustificati da compensi, rimborsi spese e consulenze varie.

I ricorsi che abbiamo presentato agli organi giudiziari competenti, Tar del Lazio, Consiglio di Stato e corte d’Appello non sono serviti a nulla, confermando sia le multe che il provvedimento di commissariamento della Banca e mettendoci di fronte allo strapotere della Banca d’Italia che in quelle sedi non ha mai perso un ricorso.

Banca di Cagliari

Nel Luglio dell’anno 2011, dietro convocazione dei commissari della Banca d’Italia, veniva convocata una assemblea dei soci della Banca di Cagliari con all’ordine del giorno una proposta di modifica dello statuto che prevedeva una forte limitazione delle prerogative dei soci della Banca di Cagliari, poiché ad es. la candidatura degli amministratori e dei componenti il collegio sindacale, doveva essere sottoposta al gradimento del “Fondo di garanzia del Credito Cooperativo di Roma”, organismo quest’ultimo ove tra gli altri siedono 2 componenti della Banca d’Italia ed è  notoriamente appiattito sui voleri della stessa Banca d’Italia.

Su questa ultima vicenda, che per me ha rappresentato una pagina amara per la nostra comunità, scrissi una nota “23 Luglio 2011 la nostra Masada” che accludo qui di seguito.

Luglio 2009: una vicenda oscura…

Luglio 2011: la nostra Masada…

Sabato 23 Luglio 2011 segna una giornata infausta per le aspirazioni di un gruppo di cittadini appartenente alla comunità sarda.

Si consuma infatti quel giorno la fine di una iniziativa di aggregazione nata tra molteplici difficoltà e tuttavia pienamente riuscita: la costituzione e l’affermazione della Banca di Cagliari.

Una iniziativa solidale, di altissimo valore sociale, proprio perché nata all’interno di una comunità nota per avere scarsa propensione alla cooperazione, specie in campo finanziario. Un possibile esempio virtuoso proprio perché capace di aggregare oltre 1.300 soci, sostenuti fra loro da un patto solidale che mette insieme, da un lato, soci con capacità finanziarie (unità in avanzo) che sottoscrivono la gran parte del Capitale sociale e depositano sui conti della Banca ingenti risorse e, dall’altro, soci bisognosi di credito per sostenere le proprie piccole intraprese (unità in disavanzo).

Questo patto di solidarietà e cooperazione ha retto per oltre 9 anni: dal 2002, anno della nascita del comitato promotore della Banca, al 23 luglio 2011, appunto. Ed  è stato certamente un patto foriero di sviluppo, capace di rappresentare un modello da imitare, tanto da stimolare altri gruppi di sardi a organizzarsi per intraprendere iniziative analoghe.

Tutto ciò esplode il 23 Luglio 2011. Una esplosione attivata da una miccia a lenta combustione, magistralmente maneggiata dall’Authority di Vigilanza delle Banche – Banca d’Italia – a cui lo Stato italiano ha assegnato le importanti prerogative di vigilare sul mondo del credito, per tutelare i depositi dei risparmiatori.

Questa Authority pubblica, ma posseduta dalle grandi banche private, con pervicacia, ancora una volta, ha deciso di mettere la parola fine ad una iniziativa bancaria cooperativa, potendo approfittare, grazia alla colpevole negligenza del governo dello Stato, di contraltari pubblici e giudiziari, che gli consentono di trasformare la responsabile attività di vigilanza in dominio di natura imperiale.

La miccia che ha fatto esplodere l’ordigno è stata accesa, se così possiamo dire, il 28 Giugno del 2010, data in cui la Banca è stata oggetto del provvedimento di amministrazione straordinaria. La gestione commissariale da lì scaturita è stata tutta indirizzata fin dall’inizio verso il conseguimento dell’obiettivo finale: privare i soci del fondamentale principio della sovranità.

Per il conseguimento di questo nefasto obiettivo la gestione commissariale ha agito senza scrupoli. Da un lato, facendo leva sulle debolezze dei dipendenti della Banca, minacciati di perdere il proprio lavoro, e dall’altro mettendo pressione sui soci prenditori di credito, minacciati di dover rendere quanto avuto dalla Banca, se non fossero state approvate le modifiche statutarie che spianavano la strada all’ineludibile – a loro dire! – liquidazione o cessione della Banca ad altro istituto di credito.

Ma perché accostare il 23 luglio 2011 alla Masada del popolo ebraico?

L’episodio di Masada, avvenuto nel 70 d.c., rimanda a una dolorosa sconfitta del popolo ebraico causata dalla potenza imperiale Romana. Si tratta tuttavia di una sconfitta particolare il cui atto finale è segnato da un gesto eclatante. Circa 1.000 indomiti e valorosi, infatti, dopo aver resistito a sette anni di assedio, pur di non  soccombere e divenire schiavi dei romani, decidevano di suicidarsi lasciando ad alcuni loro compatrioti, prescelti dal gruppo, la miserevole incombenza di compiere lo sgozzamento di chi aveva lungamente lottato per la propria esistenza.

Questo episodio fu così toccante da attraversare i secoli ed essere tutt’oggi tenuto a memoria dal popolo ebraico, tanto da diventare parte del giuramento delle giovani reclute di quel popolo che così si esprimo davanti al muro del pianto: “Non ci sarà un’altra Masada”.

Masada

L’accostamento potrà ovviamente essere ritenuto esagerato ma ci serve per far capire come e quanto, anche a distanza di 2.000 anni, possano essere crudeli e distruttivi gli atti originati da logiche imperiali.

La speranza per me e per i soci che hanno cercato di difendere la Banca di Cagliari è che, nel futuro della Sardegna non ci siano più giorni infausti come il 23 Luglio 2011.

E ciò potrà accadere solo se, al pari del popolo ebraico, anche il popolo sardo saprà essere così coeso da conquistarsi il diritto di vivere in una Sardegna dove giustizia, libertà di intraprendere ed indipendenza siano principi costitutivi, principi da affermare e difendere sempre e a qualsiasi costo.

Merito e riconoscimento va dunque ai soci della Banca di Cagliari che hanno trovato la forza ed il coraggio di opporsi fino in fondo alla persecuzione dell’Authority di vigilanza.

Comprensione va invece ai soci che non hanno avuto la forza di opporsi.

Nient’altro che commiserazione resta per tutti coloro, che a vario titolo ed in malafede, hanno operato per sopprimere un’iniziativa di indubbio valore sociale ed economico per l’intera Sardegna.

Numerosi soci, vedendosi limitati nelle loro prerogative, esercitando un loro diritto previsto sia dallo statuto della Banca che dal codice civile, chiesero il ritiro dei capitali conferiti, ai quali i commissari della Banca d’Italia resistettero, costringendo i nostri legali a presentare dei decreti ingiuntivi al Tribunale civile di Cagliari, le cui cause sono tutt’ora in corso.

La reazione dei commissari della Banca d’Italia era messa in conto sia dal sottoscritto che dai legali che ci hanno assistito e che tutt’ora ci assistono in questa vicenda e si è materializzata in una richiesta di risarcimento danni per aver male amministrato la Banca, rivolta ai componenti il consiglio di amministrazione, al direttore generale ed ai componenti  il collegio sindacale.

Questi sono i fatti che sono all’origine dell’articolo dell’Unione Sarda del 19/01/2012 ove si trova il mio commento ironico, riferito al giornalista che mi chiese di commentare la richiesta dei commissari della Banca d’Italia di risarcimento danni, “ho pensato di essere su scherzi a parte”, commento che potrà sembrare supponente, ma tale non è se si leggono le motivazioni sulle quali si basa la richiesta di risarcimento danni, che in sintesi è rappresentata da: “esubero di personale dipendente della Banca, alti costi per la gestione, carenza di analisi nella concessione del credito, aver esercitato il microcredito ed altre di poco conto.

Tra le questioni riguardanti il personale dipendente ne richiamo una che da la misura della temerarietà dei commissari della Banca d’Italia che osano addossare delle responsabilità e chiedono ben 30.000 Euro di danni per aver assunto una impiegata nell’anno 2004 che nei successivi 5 anni si è assentata dalla Banca di Cagliari per 5 maternità!!!!!. Da qui e non solo il mio commento ironico.

Le vicende della Banca di Cagliari sono lunghe e complesse. Io qui ho cercato di riepilogarne i tratti principali ma, per chi ha voluto e per chi ancora oggi volesse approfondire la vicenda, fin dal Luglio 2009 i soci della banca hanno dato vita ad un comitato che ha raccolto tutti gli scritti e gli atti giudiziari  che sono visualizzabili in Internet e nel sito del comitato, appositamente aperto per dare informazioni sia alla base sociale, che alla stampa ed alla comunità. Digitando il mio nome: “Pietro Murru” o “comitato soci banca di Cagliari” in Internet, sono visualizzabili numerosi filmati con interventi da parte mia, da parte dell’Avv. Pier Luigi Valentino e da parte del Dr. Pasquale Pirri, Presidente del collegio sindacale della Banca di Cagliari. Lunedì prossimo verrà infine riattivato il sito del comitato, oggi indisponibile a causa di un problema tecnico, a cui si potrà accedere digitando www.socibancadicagliari.it

Spero di aver chiarito la vicenda ma resto a disposizione per ogni eventuale delucidazione.

 Pietro Murru

Pietro Murru

 
6 commenti

Pubblicato da su 10 febbraio 2013 in Uncategorized

 

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6 risposte a “97° – L’incredibile caso della Banca di Cagliari: – Una nuova MASADA di stampo sardo? – (autore Pietro Murru)

  1. ROSSANO CHESSA

    12 febbraio 2013 at 12:15

    SBAGLIO O CI SONO GLI ESTREMI CHIARI DI COMPORTAMENTO COLONIALISTICO?

     
  2. paolobatteta

    2 aprile 2013 at 17:03

    pietro sei sicuro sicuro di avere le mani pulite?

     
  3. lallaimarco

    31 ottobre 2013 at 12:42

    ahahah…caro pietro…vilipeso persino dal tuo “amico” di intrallazzo paolo batteta…come ti sei ridotto…prima gli fai fare un buco gigante nella Ns. Banca e poi ti fai infinocchiare come un pivello…poveretto te!

     
  4. Lallai sa chi sono

    7 marzo 2014 at 16:16

    caro Lallai, sciaquati la bocca prima di parlare così di murru! Sai benissimo che era fondamentale per l’esistenza della banca di cagliari finanziare le iniziative di paolo batteta, il vero “dominus” della Banca di Credito Cooperativo di Cagliari. Se pietro non gli avesse concesso tutti quegli sconfinamenti sul conto adesso saremmo tutti ricattabili da batteta

     
  5. Adriano Confalone

    27 ottobre 2014 at 18:07

    Frugo su internet e toh! che mi ritrovo?
    un bel battibecco tra alcuni dei peggiori individui della finanza ed imprenditoria cagliaritana…
    E’ proprio vero che tra murru e batteta non si deve mettere il dito…

     
  6. Filippo Murru

    10 marzo 2016 at 16:15

    Solo oggi leggo, e solo oggi posso dire che il tempo ci ha dato ragione, il Tribunale di Cagliari con Sentenza n. 2287/2015 pubbl. il 10/07/2015 ha rigettato integralmente la domanda di risarcimento danni presentata dai commissari straordinari.
    Nessun ricorso in appello è stato peraltro presentato nei termini di legge.
    I numeri, o meglio i bilanci e gli indicatori di performance e di solidità patrimoniale della Banca di Cagliari hanno sempre dimostrato il contrario di quello che maldestramente hanno cercato di presentare i commissari straordinari per conto della vigilanza bancaria.
    Personalmente posso dire che la logica di una banca locale in una città capoluogo di Regione è contraria alla politica di una vigilanza bancaria quale quella italiana, che ha sua volta è condizionata e controllata dalle logiche della finanza internazionale che invece privilegiano e spingono per la creazione di istituti bancari centralizzati e con dimensione internazionale.

     

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